Una mostra d’arte contemporanea al Museo Archeologico Provinciale di Potenza. Non aspettatevi però un confronto tra antico e nuovo. I reperti della collezione restano abbandonati al loro posto, in teche impolverate e tristi. Le opere in esposizione occupano invece alcuni spazi solitamente vuoti al primo piano del museo, subito all’ingresso, di tanto in tanto messi a disposizione degli artisti lucani, che tuttavia devono ogni volta improvvisare un allestimento.
La mostra in corso si intitola “Artifici Oversize” ed è definita una penta-personale. L’aggettivo inglese “oversize” fa riferimento all’essere fuori dagli schemi, dal mercato e dai canoni estetici attuali degli artisti in mostra, ma anche alla loro età anagrafica “avanzata”, presunta causa di poca attenzione da parte della critica. Gli “artifici” sono invece per definizione quelle abilità artistiche impiegate nell’esecuzione di un’opera. Non tutti e cinque i protagonisti della mostra, tuttavia, dimostrano di possedere tali abilità.
Sicuramente spiccano per la loro originalità tecnica e stilistica, e per la resa estetica, le sculture di Antonio Carulli. Figure umane o animali (in particolare cavalli) agili e slanciate, realizzate assemblando pezzi metallici di varie forme, dai tratti stilizzati, ma realistiche e dinamiche. Disseminate lungo tutto il percorso espositivo, accompagnano piacevolmente la visita e le danno un senso e una giustificazione. Meno entusiasmo suscitano i dipinti di Canio Franculli, nel complesso poco omogenei tra loro per l’assenza di una scelta di stile ben definita. In essi si nota una parsimonia nell’uso del colore, che spesso appare annacquato e quindi privo di qualsiasi forza che possa movimentare la tela e rendere meno elementari certi esiti. Sebbene gli aspetti cromatici possano talvolta incuriosire, manca nelle opere sia la consapevolezza dell’atto artistico sia la coerenza interna ad ogni singolo quadro. Al contrario l’equilibrio è il tratto distintivo dei dipinti di Rocco Manniello, di gran lunga ad un livello superiore rispetto ai propri colleghi. Le sue “irrealtà visibili” contraddicono la definizione di pittura astratta data dall’autore già nei titoli da lui assegnati, facenti riferimento a lande, frontiere e panorami mattutini, ma non per questo risultano meno profonde nel voler riportare sulla tela un’indagine introspettiva che si esplicita in visioni paesaggistiche anomale e indefinite. Nelle loro stratificazioni di colore cogliamo un messaggio da interpretare, che si tramuta in emozioni sfuggenti, ma in grado di lasciare un segno.
In mostra è presente anche Pierluigi Lo Monte, l’unico del gruppo sotto i quarant’anni. Molti spunti interessanti contengono le sue opere più recenti, realizzate nell’ultimo anno, che si discostano da un precedente figurativismo troppo nitido e dettagliato, per lasciare voce al linguaggio della materia pittorica, che va al di là dell’immagine rappresentata. Scelta che noi ci sentiamo di appoggiare, in quanto funzionale ad una maggiore libertà di espressione da parte dell’autore. Chiude il percorso espositivo la sezione dedicata ad Angelo Vaccaro e alle sue fotografie, presentate come “distrazioni di viaggi”. Spiace notare una certa freddezza negli scatti in mostra, che pur essendo volutamente non premeditati e quindi non studiati nella composizione, mancano tuttavia di quella sapienza necessaria per cogliere gli elementi del soggetto capaci di trasmettere un’emozione o un messaggio e di proiettare lo spettatore all’interno della fotografia. Tanto che il non rispetto del giusto allineamento sa più di amatoriale che di artistico.
La mostra nel suo complesso merita una visita, anche solo per ammirare alcuni pezzi. Finora, come abbiamo potuto constatare dal libro delle firme, le presenze sono state pochissime. Va però considerato che, dopo l’inaugurazione del 18 dicembre, l’apertura è avvenuta solamente per sei giorni, a causa della poco furba chiusura del museo durante il periodo delle festività. Ci auguriamo che nelle due settimane restanti di esposizione, da qui al 18 gennaio, il pubblico voglia dare il giusto merito a questi cinque artisti, che si sono voluti mettere in gioco con coraggio e spirito d’intraprendenza per far conoscere i propri lavori.
© Riproduzione riservata
0 commenti