Il dibattito sul rapporto tra arte e intelligenza artificiale (AI) è acceso da diversi anni, ma nel 2022 è esploso a livello mediatico grazie alla comparsa di algoritmi text-to-image come Midjourney, Dall-E, Crayon e Stable Diffusion, in grado di generare immagini sulla base di istruzioni testuali (prompt).

Questi algoritmi di intelligenza artificiale sono il risultato della convergenza di tre “fenomeni” tecnologici: la crescita dei big data, lo sviluppo di algoritmi di riconoscimento e generazione di immagini, lo sviluppo di algoritmi di comprensione e produzione del linguaggio naturale.

Gli algoritmi text-to-image combinano queste tre componenti, poiché ricevono una descrizione verbale scritta di un’immagine da generare, comprendono il significato del testo e quindi creano un’immagine che corrisponde alle caratteristiche descritte, trovandone di simili negli enormi archivi di immagini che hanno esplorato quando sono stati “addestrati”.

Se alcuni vedono questi algoritmi semplicemente come un nuovo strumento con cui poter sperimentare, così come la fotografia e la grafica digitale lo erano stati al loro avvento, altri considerano il loro utilizzo preoccupante e una minaccia per l’industria artistica.

Sempre più spesso, infatti, l’intelligenza artificiale sta trovando impiego in numerosi ambiti professionali, come la comunicazione, la grafica, il design, la moda, la pubblicità e il giornalismo, con un impatto potenzialmente significativo sul lavoro di artisti e creativi.

Un altro dubbio che viene spesso sollevato riguarda il potenziale delle immagini generate dall’intelligenza artificiale di essere sempre più indistinguibili dalle opere realizzate direttamente dall’uomo.

Gli algoritmi di intelligenza artificiale sono addestrati a riconoscere le strutture all’interno di cataloghi di immagini reali, sviluppando così la propria conoscenza del mondo dell’arte, classificando il patrimonio culturale e muovendosi tra diversi stili e movimenti artistici. L’insieme delle immagini esplorate costituisce l’immaginario dell’intelligenza artificiale, la fonte della sua conoscenza storico-teorica e delle sue capacità generative.

Proprio l’utilizzo di archivi costituiti da opere d’arte esistenti ha fatto nascere interrogativi sulla violazione della proprietà del materiale tutelato dal diritto d’autore a cui gli algoritmi “si ispirano”, evidenziando l’attuale inadeguatezza delle norme in materia.

A dicembre 2022, alcuni artisti italiani hanno lanciato una campagna di crowdfunding per coprire le spese legali necessarie a fare pressione sulle istituzioni dell’UE nel regolamentare la raccolta dei dati da parte delle aziende che producono algoritmi per la creazione di immagini. Le preoccupazioni della comunità creativa hanno portato l’11 maggio il Parlamento europeo ad approvare una nuova versione dell’AI Act, più seriamente incentrata sui rischi dell’AI generativa.

Altri artisti hanno intentato cause contro queste società per aver infranto i diritti di milioni di artisti per addestrare i loro algoritmi. Tuttavia, alcuni commentatori pensano che queste azioni potrebbero portare a monopoli, favorendo aziende tecnologiche più grandi con la capacità finanziaria di procurarsi grandi quantità di immagini.

Il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte si concentra anche sulla capacità degli algoritmi di AI generativa applicati all’arte di produrre risultati che possano essere considerati artistici e sulla rilevanza estetica e culturale delle immagini prodotte.

Ad agosto 2022, in un concorso artistico nel Colorado, una delle opere vincitrici è risultata realizzata grazie all’uso dell’algoritmo Midjourney. La notizia ha suscitato subito l’indignazione del web nei confronti dell’autore della fotografia manipolata digitalmente, Jason Allen.

Tuttavia, molti di coloro che hanno iniziato a utilizzare l’intelligenza artificiale in campo artistico, come Davide Quayola, Refik Anadol e Ian Cheng, erano già artisti riconosciuti e quotati nel sistema internazionale dell’arte, ben prima di applicare questo nuovo strumento al loro lavoro.

Le applicazioni dell’intelligenza artificiale all’interno delle istituzioni del mondo dell’arte, come grandi musei, fondazioni ed enti pubblici e privati, riguardano soprattutto la gestione del patrimonio artistico, piuttosto che la generazione di nuove opere d’arte. Uno di questi esempi è l’uso del riconoscimento facciale e di tecniche di analisi dettagliate per l’attribuzione di opere d’arte anonime.

Inoltre, l’intelligenza artificiale è stata impiegata in esperimenti per aiutare nel restauro di opere d’arte. Un’altra interessante applicazione riguarda l’identificazione di elementi visivi ricorrenti all’interno degli archivi museali, che possono quindi essere confrontati con immagini contemporanee. Questa analisi comparativa fornisce una preziosa visione delle caratteristiche figurali costanti presenti in diversi periodi di tempo e movimenti artistici.

In questo modo si aprono nuovi orizzonti al pubblico e agli artisti e la concezione dell’arte si espande attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Ma, come sempre, per capire in quale direzione si sta andando, bisognerà attendere del tempo affinché tutto il sistema dell’arte metabolizzi il cambiamento.

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Immagine: vecstock da Freepik

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Francesco Mastrorizzi

Giornalista pubblicista, scrive di cultura e intrattenimento per testate su carta e online. Da freelance si occupa di uffici stampa e comunicazione per artisti, associazioni, istituzioni e imprese. Lavora come consulente nell’ideazione, progettazione e gestione di eventi in ambito culturale. È esperto di social media management e web copywriting.