Immerso in uno dei più estesi boschi di abete della Basilicata, a due passi dalla città di Potenza, su un’altura superiore ai 700 metri sorge il paese di Ruoti. L’insediamento si adagia sul colle scendendo verso valle, dove compaiono le costruzioni più recenti, mentre la parte alta è occupata dal centro storico del paese, l’antico borgo medioevale sviluppatosi intorno al vecchio castello normanno.

Antica rocca osca, come testimoniato dai resti di mura pre-romane in pietra calcarea, in seguito fortificata dai romani, venne rifondata dai longobardi, che le fecero assumere la funzione di un arroccato castello. Cercare di ricostruire con esattezza gli avvenimenti di questa terra durante il periodo medievale è abbastanza arduo. La sua storia ha seguito quella dei territori circostanti, assoggettati a più dominazioni nel corso dei secoli e passati da un feudatario all’altro. Finì quasi per scomparire demograficamente, in seguito a una serie di epidemie che costrinsero la popolazione a spostarsi nelle campagne. Una ripresa ci fu solo nel XVI secolo, quando il conte di Muro, Jacopo Alfonso Ferilli, consentì l’immigrazione di una colonia di Albanesi Schiavoni, che ricostituirono il primo nucleo della popolazione. Più tardi rientrarono anche famiglie spagnole e francesi.

Tra le testimonianze storico-architettoniche presenti nel territorio di Ruoti figurano una villa romana in località San Giovanni, un edificio sacro risalente al IV-III secolo a.C. e i resti di un’antica necropoli della seconda metà del II secolo a.C., rinvenuti in località Trappeto Picone. Percorrendo i vicoli del centro storico è possibile osservare fontanili, chiese e palazzi gentilizi con pregevoli portali. Di interesse artistico è la Chiesa Madre di San Nicola, che conserva, tra gli altri, un dipinto del Cinquecento della Madonna del Rosario, realizzata da un allievo di Costantino Stabile, una tela con Madonna e Santi, del pittore Gian Lorenzo Cardone di Bella, una Madonna delle Grazie tra S. Carlo Borromeo e S. Francesco d’Assisi, della bottega del Pietrafesa. Degna di nota è anche una statua lignea di San Rocco, realizzata nel Seicento o Settecento.

La chiesa viene indicata con il titolo di San Nicola in due atti notarili del 1620 e del 1657, ma esisteva già prima del 1324. Nel 1794 la vecchia struttura venne abbattuta e ricostruita per volere del vescovo Serrao, che vi portò la prima pietra. Le mura e la cupola furono completate nel 1805, mentre l’interno venne terminato nel 1810. Il progetto fu redatto dall’architetto Magri, discepolo del Vanvitelli, che predispose una pianta a croce latina con un’unica navata. Il campanile, preesistente alla nuova chiesa, fu sopraelevato ed ultimato dopo il 1814. Nel 1857 fu danneggiato da un terremoto, tanto che se ne dovette ridurre nuovamente l’altezza.

Meritano di essere visitate anche la Chiesa della Madonna del Rosario, la Cappella del Calvario e, in località Spinosa, la Cappella di San Rocco, dedicata al patrono del paese.

Pubblicato su: In Arte, anno VIII – num. 3 – aprile/maggio 2012, pagg. 18-19


Francesco Mastrorizzi

Giornalista pubblicista, scrive di cultura e intrattenimento per testate su carta e online. Da freelance si occupa di uffici stampa e comunicazione per artisti, associazioni, istituzioni e imprese. Lavora come consulente nell’ideazione, progettazione e gestione di eventi in ambito culturale. È esperto di social media management e web copywriting.

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