Nello spogliatoio bianconero era soprannominato “er chiacchiera”, per la sua inarrestabile parlantina e la sua contagiosa allegria. Ma Simone Pepe è stato anche un imprescindibile uomo squadra e uno dei trascinatori della prima Juventus di Conte, quella che nel campionato 2011/12 vinse uno scudetto inaspettato senza subire neanche una sconfitta. Alla Juventus lo accomunano lo spirito di sacrificio e la mentalità vincente, che gli hanno consentito di fare breccia nel cuore dei tifosi bianconeri e di rimanerci anche dopo la sua partenza.
Il suo profilo calcistico rappresenta pienamente ciò che viene definito “gavetta”: una lunga trafila iniziata dalle serie minori, che, grazie a non pochi sacrifici, gli ha permesso di coronare il suo sogno di diventare un calciatore affermato e di giocare anche in Nazionale (23 le sue presenze in azzurro). Partito dal settore giovanile della Roma, ha poi giocato in serie C e in serie B, fino all’esordio in serie A con la maglia del Palermo nel 2005. Sono poi seguite le esperienze, sempre nel massimo campionato, con il Cagliari e l’Udinese, dove le sue ottime prestazioni lo hanno fatto notare dalla dirigenza della Juventus, che nel giugno del 2010 ne annunciò l’acquisto.
Il suo esordio in bianconero avviene il 29 luglio contro lo Shamrock Rovers, nella prima partita ufficiale dell’anno, in occasione del terzo turno preliminare di Europa League. A fine stagione colleziona 42 presenze e 6 reti, ma il campionato per la Juventus si chiude con un deludente settimo posto e il conseguente, inevitabile cambio di allenatore, con Antonio Conte che prende il posto di Del Neri. La nuova stagione per Pepe inizia nel migliore dei modi, con un gol all’esordio in campionato allo Juventus Stadium, nella partita terminata 4-1 contro il Parma. Come tutti ricordiamo, quella stagione si conclude trionfalmente con la vittoria del 30° scudetto e Simone, titolare nella formazione di Conte, disputa probabilmente la sua migliore annata da calciatore dal punto di vista delle prestazioni, mettendo anche a segno 6 gol in campionato.
Di lì in poi la carriera di Simone Pepe diventa un calvario. Una lunga serie di infortuni lo costringe a restare per molto tempo fuori squadra e nelle tre stagioni successive riesce a raccogliere soltanto 20 presenze e 1 gol, passando quasi due anni interi in infermeria per una lesione al muscolo flessore della coscia sinistra, degenerata in calcificazione. La sfortuna però non gli impedisci di continuare a fare spogliatoio e di contribuire moralmente alla vittoria di altri tre scudetti. Alla scadenza del suo contratto, nel giugno del 2015, rimane svincolato, dopo aver totalizzato 95 presenze e 13 gol con la maglia della Juventus.
La stagione successiva si trasferisce al Chievo, dove riesce a giocare con maggiore costanza e a disputare 22 partite di campionato. Nel 2016 avviene il passaggio al Pescara, squadra neopromossa in serie A. I problemi fisici tornano a tormentarlo e ancora una volta non può dare il suo contributo come vorrebbe. Dopo solo 12 presenze, molte delle quali da subentrato, annuncia il ritiro al termine della stagione, a soli 33 anni, per intraprendere la carriera di dirigente nella società biancazzurra. Il presidente Sebastiani, infatti, gli offre subito un posto da club manager, con il compito di curare i rapporti tra squadra, staff tecnico e società, affiancando il direttore sportivo. Tuttavia, Simone ricopre la carica soltanto per un breve periodo, dalla fine di giugno fino a metà luglio, per poi decidere di tentare una prospettiva di lavoro diversa: quella di talent scout e procuratore calcistico.
Dopo aver calpestato i campi di calcio per vent’anni, non si ritiene adatto ad un lavoro di ufficio. Quindi, assieme ad un amico avvocato, fonda la società SP Group Srl, allo scopo di assistere i calciatori nei vari aspetti gestionali della loro professione, ma anche di fornire consulenza ai club per la creazione di academy calcistiche. Una nuova avventura che è anche una scommessa, ma siamo sicuri che Simone la affronterà con l’abituale determinazione e sempre con il sorriso sulle labbra.
Pubblicato su: Zeb, n. 16 – 2017, pag. 31
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