A dispetto del nome che portano, i Perturbazione, gruppo del panorama indipendente italiano stanziato nella provincia torinese, sanno farsi apprezzare per la leggerezza del loro stile e per il suono gentile delle loro canzoni. Sulla scena da oltre dieci anni, hanno sempre portato avanti il loro progetto con passione e dedizione, in modo onesto e in grande autonomia, giungendo poche volte all’attenzione del grande pubblico, ma comunque raccogliendo dietro di sé un largo numero di fedeli ammiratori.

Pur essendo una band indie, i Perturbazione da sempre tentano un approccio personale al pop, a metà strada tra la commercialità e il cantautorato, fatto di ricerca e cura dell’arrangiamento, con una grazia e un senso della misura davvero incantevoli. Cercando il proprio linguaggio, hanno finito per diventare unici, stabilendo coordinate chiare e ben precise e ottenendo un sound riconoscibile al primo ascolto, così come inconfondibile è il canto confidenziale e monotematico di Tommaso Cerasuolo. Le loro melodie, armoniose e discrete, riescono a trasmettere una tranquillità coinvolgente e commovente, attraverso pochi tratti di chitarra, un delicato violoncello che sottolinea costantemente i momenti intensi delle canzoni e una voce agrodolce che si insinua piano dentro chi ascolta.

Nelle loro canzoni i Perturbazione raccontano con spontaneità i fatti della vita quotidiana, in tutta la loro semplicità e normalità. Vengono sviscerati i rapporti tra le persone, le emozioni più comuni, tralasciandone volutamente gli aspetti più banali, analizzando di volta in volta le inquietudini esistenziali, le paure, le debolezze, le insicurezze, ma anche le piccole gioie e i momenti di serenità. Questo intimismo parte dalla ricerca sulle proprie esperienze, all’interno del proprio microcosmo, al quale cercano di conferire un valore emotivo universale, qualche volta riuscendo ad assumere un sapore generazionale.

I loro testi nascono dall’urgenza di comunicare e sono arditamente sentimentali, poiché sanno guardare le cose con lo sguardo intenso, attento, timido, disilluso, a volte ironico, di chi si innamora dei dettagli e trova la bellezza frugando nei posti più impensati, cercandola anche negli oggetti che ci stanno sotto gli occhi tutti i giorni. Le loro storie possono diventare, così, patrimonio di chi ha la pazienza di andare oltre la superficie delle cose, per trovarne l’essenza più pura e autentica. Questa ricerca di senso delle cose quotidiane si attua senza artificiali intellettualismi, ma con profondità e sincerità intellettuale, grazie a una capacità di catturare immagini vivide del reale e presentarle con grazia e dolcezza.

Una tematica che spesso viene messa in gioco, lungo l’intera produzione del gruppo, è quella del trascorrere del tempo, percepito nei piccoli frammenti quotidiani, la quale è in costante amalgama con le molteplici e mai banali declinazioni del tema d’amore. Si viene a creare, così, un’atmosfera di malinconia mista a romanticismo, che non sfocia, però, nella nostalgia più opprimente, ma è legata fortemente al presente e alla pressante voglia di normalità.

Pubblicato su: In Arte, anno VI – num. 3/4 – marzo/aprile 2010, pagg. 26-27

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Francesco Mastrorizzi

Giornalista pubblicista, scrive di cultura e intrattenimento per testate su carta e online. Da freelance si occupa di uffici stampa e comunicazione per artisti, associazioni, istituzioni e imprese. Lavora come consulente nell’ideazione, progettazione e gestione di eventi in ambito culturale. È esperto di social media management e web copywriting.

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