Da sempre la pittura di Irene Albano ha come protagonista la natura, a partire dalla prima produzione incentrata sul figurativo, in cui le corolle floreali erano i soggetti privilegiati, per proseguire lungo un percorso di ricerca tra tecniche e materiali che negli anni più recenti l’ha portata allo sviluppo di un ciclo di opere denominate “combustioni”. Tale progetto associa il collage alla pittura, mediante l’applicazione sul supporto ligneo, in combinazione con materiali vari come stucchi, colle, sabbia, bitume, di elementi naturali quali fiori, foglie, bacche, cortecce, canne, rami resinosi.
Aspetto interessante dal punto di vista della sperimentazione artistica è che in un secondo momento la pittura viene sottoposta all’azione diretta del fuoco, che ne altera la struttura materica, per raggiungere mirabili effetti cromatici. Il dato naturale subisce così una metamorfosi, assumendo un certo grado di solennità e un nuovo aspetto che evoca la lenta azione esercitata dal tempo sugli oggetti. Essi, fregiandosi al contempo della centralità all’interno del quadro, ci appaiono come testimonianze cristallizzate del passato, alla guisa di reperti archeologici o di fossili che affiorano dalla terra. L’intento implicito della Albano, che va oltre il mero dato estetico, è quello di comunicare quel messaggio di rispetto per la natura che costituisce il fil rouge di tutta la sua produzione. I dipinti vanno intesi perciò come strumenti di denuncia di tutti quei gesti o comportamenti umani che provocano devastazioni e distruzioni ai danni dell’ambiente. Esattamente come un bosco dopo un incendio, la tavola dipinta reca le tracce di una natura violentata.
Emblema della personale cifra stilistica di Irene Albano sono anche i colori, sempre intensi e brillanti come quelli dei luoghi della pianura lucana in cui vive, saturi di materia, spesso cangianti al variare della luce, che rapiscono lo sguardo dello spettatore con tonalità forti e accese. Essi supportano composizioni perfettamente bilanciate, in cui forma e segno vengono ad essere annullati, non pregiudicando tuttavia la carica espressiva di ogni opera, merito della quale va riconosciuto all’abilità realizzativa dell’artista.
Osservando con attenzione la superficie increspata e quasi corrosa dei dipinti della Albano, si può finire per associarla a quelle immagini di pianeti lontani inviate da sonde spaziali precorritrici dei viaggi umani nell’universo. E così anche noi possiamo lasciar viaggiare la mente, cercando di immaginare tutti gli astri non ancora scoperti, dalle infinite colorazioni accese e vivaci, come le opere di Irene Albano.
Pubblicato su: Rivista20, n. 4 – luglio/agosto 2013, pag. 53
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