La magia del Natale in Basilicata ha un fascino tutto particolare: presepi viventi nei borghi storici, mercatini di Natale con le tipicità della gastronomia e dell’artigianato, musiche pastorali di zampogne e ciaramelle, concerti di corali. Il Natale in Basilicata significa tradizioni, dolci delle feste, profumi e sapori della buona cucina locale, pranzi con la famiglia riunita, ritrovi in piazza per lo scambio degli auguri.

La Basilicata ha una lunga tradizione di rappresentazioni di presepi viventi. Piccoli borghi e centri storici ben si adattano a diventare lo scenario incantato in cui ambientare e rievocare la Natività. I più suggestivi presepi viventi vengono realizzati a Sant’Angelo le Fratte, Muro Lucano, Filiano, Tursi, Tolve, Castelluccio Inferiore e Viggianello, ma quasi ogni paese lucano ha una propria rappresentazione con costumi che richiamano un passato più o meno lontano.

Dal 2010 a Matera viene organizzato lo spettacolare evento del Presepe Vivente nei Sassi, ambientato in una cornice ideale per rievocare i luoghi in cui nacque e visse Gesù. Oltre quattrocento figuranti affollano le stradine, i vicoli e le piazzette del sito Patrimonio dell’Unesco. Percorrendo questi magici luoghi ci si ritrova in una dimensione che rimanda all’epoca romana: dagli antichi mestieri ai soldati ai venditori di merci varie. Particolarmente suggestiva la scena della Natività, rappresentata in una grotta naturale all’interno del Sasso Caveoso, dove la Vergine Maria giunge a dorso di un asinello in compagnia di Giuseppe.

Una tradizione secolare, in particolare nei paesi di Nemoli e San Fele, è quella del falò di Natale: un grande fuoco che assolve la funzione simbolica di riscaldare il Bambinello appena nato, proteggendolo dal freddo e dal gelo. A San Fele rimane acceso tutto il giorno di Natale e lo spegnimento delle fiamme indica il termine della giornata festiva. A Nemoli, invece, il rito prevede che alla vigilia di Natale si accatastino in piazza tronchi e legna, per formare il grosso falò che arderà fino al giorno dell’Epifania.

L’arte presepiale è assai diffusa in tutto il territorio lucano e sono tanti i maestri presepisti che creano splendide ricostruzioni della nascita di Gesù, utilizzando materiali quali terracotta, ceramica, cartapesta, pietra e sughero. Alcuni dei presepi più belli, ma anche dei più originali, vengono esposti ogni anno a Potenza, all’interno delle scale mobili di Viale Dante, in occasione della mostra-concorso “In viaggio tra i presepi”, che dal 2014 ha anche una sezione espositiva distaccata a Matera, nel contesto della Chiesa di Sant’Anna.

Ad Anzi è custodito un presepe poliscenico stabile, quarto in Europa per grandezza dopo quelli di Grottaferrata (Roma), Messina e Taragona (Spagna). L’opera è stata realizzata in gesso da artisti locali alla fine degli anni Novanta e riproduce, all’interno di paesaggi lucani, dieci scene che vanno dall’annunciazione di Maria fino all’infanzia di Gesù. Castronuovo di Sant’Andrea, invece, ospita dai primi anni Ottanta un circuito itinerante di presepi, che nel 2014 ha portato alla nascita del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller”, allestito nell’antico Rione Manca. Tra grotte e cantine rimaste immutate nel tempo, che accolgono gli oggetti della civiltà contadina, il visitatore può ammirare una collezione di oltre 200 opere presepiali italiane e straniere di diversa fattura, realizzate da artisti e da artigiani, con una particolare attenzione all’area lucana, pugliese, calabrese, siciliana, napoletana e sarda.

Tra le antiche tradizioni che continuano ad essere custodite dalle comunità locali, vi è quella delle Novene natalizie di Terranova del Pollino. Un rito legato alla cultura agro-pastorale, che si ripete ogni anno dal 16 al 24 dicembre. Nei nove giorni che precedono il Natale gli zampognari percorrono all’alba il centro storico del paese. Si recano in chiesa, per allietare con il suono della zampogna a chiave il rito religioso del rosario cantato e della Santa Messa mattutina.

A Matera è ormai andata persa l’antica usanza religiosa delle “nove lampe”. Nove lampade ad olio, corrispondenti ai nove mesi di gravidanza di Maria, venivano accese sui gradini dell’altare della Cattedrale nove giorni prima del Natale. Ogni giorno, alla fine della funzione, si spegneva una lampada, che non veniva più riaccesa. Ad una ad una le lampade si riducevano, fino al giorno 24, in cui se ne accendeva una sola. Al termine delle preghiere, anche l’ultima veniva spenta. Si rimaneva al buio per pochi secondi, sufficienti, però, per creare il contrasto fra l’oscurità e la luce che riappariva con la nascita di Gesù Bambino.

Ma, se in Basilicata c’è un ambito rimasto strettamente legato al costume popolare del passato, questo è senza dubbio la gastronomia. Il rito che si ripete con più forza, decenni dopo decenni, è proprio quello della cucina. A Natale si riscopre il piacere di una tavola imbandita, di preparare ricette tramandate da generazioni, di riassaporare i gusti di una volta, che appartengono alla tradizione culinaria lucana. E la tavola è ancora oggi il luogo in cui la famiglia si ritrova, dove respirare i profumi del passato, di un mondo contadino e pastorale sempre più lontano.

Pubblicato su: Pagine Lucane, anno I – num. 4, novembre 2017, pagg. 52-53


Francesco Mastrorizzi

Giornalista pubblicista, scrive di cultura e intrattenimento per testate su carta e online. Da freelance si occupa di uffici stampa e comunicazione per artisti, associazioni, istituzioni e imprese. Lavora come consulente nell’ideazione, progettazione e gestione di eventi in ambito culturale. È esperto di social media management e web copywriting.

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