In alcuni paesi della Basilicata viene rinnovata ogni anno una tradizione dalle origini millenarie. Si tratta di riti arborei propiziatori, nati nell’antichità in un contesto contadino dalla concezione animistica della natura e trasformatisi con il tempo in feste popolari capaci di coinvolgere intere comunità. Sono diffusi nelle aree interne del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane e del Parco Nazionale del Pollino e coinvolgono le località di Accettura, Castelmezzano, Oliveto Lucano, Pietrapertosa, Gorgoglione (“Area del Maggio”), Castelsaraceno, Rotonda, Terranova del Pollino e Viggianello (“Area dell’Abete”).

I riti arborei della Basilicata, celebrati in momenti diversi tra la primavera e l’autunno, sono profondamente radicati nell’identità locale e hanno preservato nel tempo la propria vitalità. Nel loro insieme sono espressione di un patrimonio culturale immateriale dalla forte valenza etno-antropologica. Il momento culmine di questi culti è costituito dalla celebrazione dello sposalizio allegorico tra due alberi, un tronco (lo sposo) e una cima (la sposa). Il simbolismo richiama l’unione tra l’elemento maschile e quello femminile, a rappresentare il concetto di fertilità della natura come perpetuazione della vita, di fondamentale rilevanza nelle società agricolo-pastorali di un tempo. Il rituale esprime anche il rapporto strettissimo della popolazione con l’ambiente, in una terra di folti boschi qual è quella lucana, e la sua partecipazione attiva alla resurrezione della vegetazione. Secondo gli antropologi, questi cerimoniali sono fedeli ad uno schema presente negli antichissimi riti pagani agrari e arborei, tipici delle popolazioni contadine di molte regioni europee. Nei secoli su questi riti sono andati ad innestarsi anche significati cristiani, spesso collegati alle feste patronali.

Anche se esistono alcune differenze tra paese e paese, il rito prevede generalmente il taglio in un bosco di un albero di alto fusto e il trasporto in paese del tronco, ripulito di rami e corteccia, con l’aiuto di buoi. Nella piazza principale del paese, sovente al cospetto della statua del santo patrono, avviene il “matrimonio degli alberi”, attraverso l’unione del tronco alla cima recisa di un altro albero, trasportata a spalla da uomini del paese. In una cornice di folla festante, gli “sposi” vengono innalzati al cielo come un totem, su cui al termine della cerimonia si arrampicano i più coraggiosi, nel tentativo di compierne la scalata.

Il più conosciuto “matrimonio degli alberi” è il “Maggio” di Accettura, festa dedicata al patrono San Giuliano. Tutto inizia la prima domenica dopo Pasqua, quando un gruppo di volontari si reca nel vicino bosco di Montepiano per scegliere il cerro più alto e più dritto, affinché diventi il “Maggio”. La domenica successiva, nella foresta di Gallipoli Cognato, si va alla ricerca di un agrifoglio spinoso e ramificato, che diventerà la “Cima”. Il giovedì dell’Ascensione il “Maggio” viene abbattuto e otto giorni dopo viene trascinato da dodici coppie di buoi fino alle “chiapparedd”, un’area a circa 4 km da Accettura, da cui, l’indomani, ripartirà verso il paese. Si arriva così alla domenica di Pentecoste. Mentre il lungo e pesante tronco del cerro riprende il suo cammino, accompagnano dai “maggiaioli”, un gruppo di giovani detti “cimaioli” si occupa di recidere la “Cima”, che poi viene portata a spalla dai più robusti fino ad Accettura, per un tragitto di circa 15 km. Durante il trasporto, che dura l’intera giornata, sono frequenti le soste in spiazzi erbosi, dove si svolgono banchetti a base di prodotti tipici. Finalmente, nel tardo pomeriggio, i due alberi si incontrano nella piazza del paese, confondendosi in una grande festa. Solo il martedì, terminata la processione di San Giuliano, si procede all’innesto dei due alberi. Poi, con funi e argani, il cerro e l’agrifoglio vengono innalzati, raggiungendo un’altezza di circa 35 metri. La festa si conclude con la scalata del “Maggio”, che lascia gli spettatori con il fiato sospeso, mentre scrutano dal basso chi ha avuto l’ardire di tentare l’impresa.

A Castelmezzano il 12 e 13 settembre di ogni anno si festeggia la sagra “du’ Masc’”, rito arboreo che coincide con la festa in onore di Sant’Antonio da Padova. Il giorno della vigilia il tronco viene trasportato fino in paese da una coppia di buoi detti in gergo “parecch”, mentre la cima viene trascinata a spalla da giovani devoti. Al banchetto nuziale non mancano i “crosti”, dolci tipici a base di farina, uova e miele. A Sant’Antonio da Padova sono devoti anche gli abitanti di Pietrapertosa, dove il 13 giugno si tiene la festa dell’albero della cuccagna, meglio conosciuto come “u’ Masc’”. La tradizione vuole che alla fine del taglio dell’albero si consumi la “pastorale“, una antica ricetta a base di pecora cotta nel brodo di ortaggi. La festa del “Maggio” di Oliveto Lucano si svolge dal 10 al 12 agosto, in onore di San Rocco. Anche qui il rito termina con la scalata dell’albero, a cui sono stati appesi premi di varia natura, e una squadra di “fucilieri” partecipa all’abbattimento degli stessi. Il rito arboreo di Gorgoglione ha luogo, invece, in occasione della festa della Madonna del Pergamo, l’11 giugno, nei pressi del Santuario ad essa dedicata, pochi chilometri fuori dal paese.

Nell’Area dell’Abete il “matrimonio degli alberi” avviene facendo incontrare un tronco di faggio e la cima di un abete. A Castelsaraceno gli sposi sono chiamati “la ‘Ndenna e la Cunocchia” e si uniscono in matrimonio anche qui in concomitanza con la festività di Sant’Antonio di Padova, articolata nelle prime tre domeniche di giugno. A Rotonda la festa legata al culto arboreo prende il nome di “l’a Pitu e la Rocca” e si svolge dall’8 al 13 giugno. Una particolarità del passato era che gli ammalati, per ricevere una grazia, erano soliti camminare sul tronco dell’albero. Il rito arboreo di Terranova del Pollino avviene l’ultimo sabato di maggio e continua con il secondo appuntamento il giorno della festa di Sant’Antonio da Padova. A fare da sottofondo alle diverse fasi del rito sono balli, danze e canti popolari che risuonano in ogni angolo del paese. A Viggianello il rito arboreo si ripete per tre volte all’anno, in tre località differenti del paese: nella prima settimana dopo Pasqua in contrada Pedali, nell’ultima settimana di agosto nel centro storico, dove i festeggiamenti coincidono con le celebrazioni religiose in onore di San Francesco di Paola, e nel secondo fine settimana di settembre in località Zarafa, in nome della Madonna del Soccorso.

Ad Accettura esiste anche il Museo dei Culti Arborei, che propone ai visitatori un percorso alla scoperta di questi antichi cerimoniali della vegetazione. La struttura è stata inaugurata nel 2005 e raccoglie l’eredità del professore e ricercatore Giovanni Battista Bronzini e dell’antropologo Ferdinando Mirizzi. Il Museo possiede anche una biblioteca fornita di testi sui riti arborei in Italia e in Europa e una videoteca con filmati sulle feste del Maggio.

Pubblicato su: Pagine Lucane, anno II – num. 2, maggio 2018, pagg. 40-43


Francesco Mastrorizzi

Giornalista pubblicista, scrive di cultura e intrattenimento per testate su carta e online. Da freelance si occupa di uffici stampa e comunicazione per artisti, associazioni, istituzioni e imprese. Lavora come consulente nell’ideazione, progettazione e gestione di eventi in ambito culturale. È esperto di social media management e web copywriting.

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